Panarea, l’isola più mondana delle Eolie, con gli isolotti di Basiluzzo e Spinazzola, Bottaro, Dattilo, Lisca Bianca, quel che resta di Lisca Nera e gli scogli delle Formiche e dei Panarelli, costituisce un proprio arcipelago posizionato tra Lipari e Stromboli.
Riscoperta negli anni Sessanta del XX secolo da un gruppo di intellettuali e artisti in cerca di un luogo selvaggio, oggi è diventata la meta estiva dei VIP, ma basta arrivarci in altri periodi dell’anno per ritrovare atmosfere d’incanto.
Panarea la “divina”, la regina della movida delle Eolie o anche “l’isola del peccato” come la definì la nota giornalista e scrittrice Lina Sotis nel 1987 sul Corriere della Sera, è stata immortalata in diversi film come Caro diario di Nanni Moretti.
Il caos e la movida durano solo nei giorni centrali di agosto, quando il rito delle vacanze di massa raggiunge il suo culmine. Durante il resto dell’anno Panarea ritrova ritmi decisamente più rilassanti.
A renderla unica sono molti elementi: i profumi della macchia mediterranea, l’aria tersa priva di inquinamento (qui non circolano macchine e ci si sposta a piedi o con piccoli ecotaxi), l’architettura eoliana intatta non deturpata da pali e fili elettrici (tutti interrati) con case a cubo, i terrazzi a filo, i ghirigori fucsia disegnati dalle buganville sulle mura intonacate a calce.
A darle quell’atmosfera particolare e inimitabile sono inoltre le stradine anguste e silenziose che s’inoltrano fra capperi e fichi d’india e le notti rischiarate dalle stelle e dalla luna che esaltano quell’aria soffusa dato che a Panarea non esiste illuminazione pubblica. Il resto lo fa il mare che, in molti punti vicino la costa, assume colori e trasparenze tropicali.
A metà strada fra Salina e Stromboli, Panarea è l’isola più piccola dell’arcipelago eoliano, un fazzoletto di appena 3,4 chilometri quadrati e con meno di 300 residenti, dominata dai 421 metri di altezza di Punta Corvo.
Dal punto di vista geologico, Panarea è la più antica isola delle Eolie e con gli isolotti circostanti rappresenta quel che resta di fenomeni eruttivi di un unico bacino vulcanico, oramai quasi del tutto sommerso ed eroso dal mare e dal vento.
Sul lato nord-est dell’isola, sulla Spiaggia della Calcara è tuttora possibile scorgere fumarole di vapori che si levano dalle fessure fra le rocce (dai suggestivi colori sulfurei), ultime tracce di attività vulcanica con temperature fino ai 100 °C.
Come racconta un’antica leggenda, Panarea in origine misurava una quarantina di chilometri quadrati ma, durante uno spaventoso cataclisma, finì in gran parte sott’acqua per volere degli dei che la vollero punire. Dell’isola di un tempo emergono ora solo alcuni spuntoni che costituiscono il minuscolo arcipelago di Panarea, lido ideale in un mare quasi esotico, raggiungibile coi barchini in affitto o prendendo parte ad escursioni organizzate.
La Baia di Calajunco è la famosa piscina naturale dell’isola, caratterizzata da un’acqua cristallina e racchiusa tra le rocce del promontorio di Punta Milazzese, dove scavi archeologici effettuati nel 1948 hanno portato alla luce i resti di 21 capanne ovali e tondeggianti risalenti all’età del Bronzo.
Caletta Zimmari è l’unica spiaggia dell’isola situata tra il centro abitato e Punta Milazzese, molto frequentata dai turisti durante il periodo estivo e caratterizzata dal colore rossastro della sabbia.
Baia di Calajunco
Punta Milazzese
Caletta Zimmari